Cecil Beaton: Surrealismo e Romanticismo nella moda del XX secolo

Love, Cecil è un documentario del 2017 sulla vita di Cecil Beaton, fotografo e personalità di origine inglese che ha lasciato il segno sia nella storia della moda che in quella della fotografia di guerra del XX secolo. Aver visto il documentario mi ha dato l’ispirazione per scrivere qualcosa su questo autore.

Il suo stile riflette un chiaro amore per il teatro e per il cinema della Hollywood del periodo in bianco e nero per l’uso di fondali cinematografici e luci drammatiche, che trasforma i personaggi che ritrae in icone dello spettacolo. La sua capacità di fondere tradizione e modernità gli ha permesso di trasformare, con i suoi scatti del 1939, l’immagine della Regina e della famiglia reale in figure romantiche e senza età.

I suoi ritratti sono romantici, elaborati e perfezionati nei dettagli. Riflettono molto la sua fascinazione per l’alta società, che Beaton cattura fin da giovanissimo, utilizzando la sua fotografia come mezzo per entrarne in contatto.

Cecil ha uno sguardo innovativo, bizzarro, stravagante e molto ambizioso, abile nel fondere un tocco di nostalgia, escapismo e modernità, e la sua ambizione lo porta in America, dove il fotografo si confronta con la bellezza e la società locale, diventando nel 1950 uno dei più grandi fotografi di moda per Vogue e fotografando tutte le icone dell’epoca come Coco Chanel, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Barbara Streisand e Marlon Brando.

Allo stesso tempo, cerca di rompere con le convenzioni per svelare tratti della personalità dei suoi soggetti che non erano mai stati ripresi da altri precedenti scatti. Cos’è per lui la bellezza? La bellezza si mostra quando c’è qualcosa di curioso in sé stessa, quando gioca con l’idea della persona e non con la persona stessa. Per Cecil, la bellezza e nella fantasia, e per mostrarla prende in prestito dal teatro l’effetto di sospensione dell’incredulità.

Cecil Beaton ha voluto vivere la sua vita allo stesso modo. È stato interamente autodidatta (ha pure abbandonato gli studi), pessimo con meccanica e tecnica ma talmente ambizioso e determinato da riuscire ad imparare come ottenere gli effetti a cui mirava. La sua sensibilità artistica si riversava anche nella scrittura evocativa e in curatissime illustrazioni, che lo hanno portato ad ottenere due oscar come costumista nel 1959 e nel 1965.

Beaton è stato anche uno street photographer della realtà americana e un fotografo di guerra durante la seconda guerra mondiale, in cui ha giocato un importante ruolo di sensibilizzazione per convincere l’opinione pubblica degli Stati Uniti ad appoggiare l’Inghilterra.

Infine, ha aperto un dialogo con l’arte dell’epoca, trovando ispirazione nel foto surrealismo degli anni 30 con l’uso di ombre e atmosfere inquiete, o utilizzando le opere di Jackson Pollock come fondali per un dialogo tra energia e raffinatezza, o ancora ritraendo gli artisti dell’epoca, tra cui Picasso e Dalì.

Il documentario chiude con un estratto dei suoi quaderni in cui mi sono rivisto e che forse riassume le complessità di una figura come quest’uomo, questo artista che ha amato la vita e sognare ad occhi aperti. Ho provato a tradurlo per riportarlo qui: “Forse nella mia vita ho divagato, ma se uno non volesse specializzarsi in una cosa soltanto? Cerca di rischiare, di essere diverso, di essere un sognatore, di essere qualsiasi cosa che dimostri l’onestà delle tue intenzioni e della tua visione creativa contro quelli che preferiscono non rischiare, gli schiavi dell’ordinario. E se uno fosse un sognatore?

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